Alcune amicizie sono letteralmente costruite per durare: come quella tra il solitario inventore Brian e Charles, il robot che ha creato per combattere la malinconia. In attesa di conoscerli dal 31 agosto al Cinema, nella commedia che ha conquistato il Sundance Film Festival, ripercorriamo le più memorabili amicizie robotiche viste sul grande schermo.
I robot, si sa, possono essere impagabili “aiutanti” per i protagonisti di film e cartoni animati: basti pensare a Sox, il felino robotico che abbiamo visto al fianco di Buzz Lightyear nel recente spin off di Toy Story; oppure, cambiando decisamente genere, a TARS, il robot semi-senziente (e sarcastico) che accompagna Cooper/ Matthew McConaughey in Interstellar di Christopher Nolan. Di un sistema operativo ci si può innamorare, come accade a Joaquin Phoenix in Her… ma sullo schermo abbiamo visto anche autentiche amicizie robotiche che vale la pena ricordare.
Che si tratti di un gigante di ferro precipitato dallo spazio, di un androide “Lieto di poter servire”, di un robot poliziotto “allevato” da una famiglia di criminali o di un Transformer con le sembianze di un Maggiolino, sono la dimostrazione che oltre i circuiti c’è un cuore. E che, proprio come in Brian e Charles, scegliere un robot per amico può essere l’inizio di un’avventura indimenticabile!
Lo scorso millennio si chiude con questo piccolo cult, inizialmente passato inosservato. Tratto da un racconto di fantascienza per ragazzi degli anni 60, doveva diventare un musical nelle mani del leader dei The Who Pete Townshend, che lo aveva trasformato in album nel 1989 e che è rimasto come produttore esecutivo del progetto.
È invece un emozionante film di animazione a portare sul grande schermo l’amicizia tra il piccolo Hogarth e il mastodontico robot alto 30 metri precipitato dallo spazio ai tempi dello Sputnik: Il gigante di ferro, che ha perso la memoria, e che grazie al suo amico umano sceglie di non essere un’arma, ma un eroe. Lasciandoci in lacrime, ma con il cuore pieno di speranza, mentre si lancia nel cielo “come Superman”.
Ancora il 1999, ancora un film tratto da un racconto (stavolta del Maestro della fantascienza Isaac Asimov)… e ancora lacrime di pura commozione.
Impossibile non emozionarsi con la storia lunga due secoli del robot positronico Andrew (l’indimenticabile Robin Williams) che, arrivato a servizio in casa Martin, diventa uno di famiglia, stringendo un’amicizia speciale con la figlia minore (ribattezzata dall’androide – “Piccola Miss”) e rivelando una grande sensibilità, oltre all’abilità di intagliare il legno e costruire orologi.
La sua sarà una lunga vita fatta di grandi amicizie (a partire dal Signor Martin fino al tecnico Rupert Burns, che gli darà un aspetto umano) e di dolorosi addii, ma anche di continue implementazioni che gli permetteranno di provare sentimenti, fino a innamorarsi di Portia (la nipote della Piccola Miss).
Dopo oltre un secolo di esistenza, Andrew però ancora non viene riconosciuto a tutti gli effetti come essere umano, in virtù del suo cervello immortale. Per vedere legittimata dal Consiglio Mondiale la sua appartenenza al genere umano e il suo matrimonio con Portia, dovrà farsi iniettare sangue umano nei circuiti, per sottoporli a un degradamento inarrestabile e progressivo.
Sarà la finitezza del corpo a rendere davvero infinito il suo tempo, e l’amore che è capace di dare e ricevere.
Lo sguardo distopico e la critica sociale che da sempre caratterizzano il Cinema del sudafricano Neill Blomkamp ci regalano nel 2015 un personaggio che è impossibile non amare: Chappie, il buffo protagonista di Humandroid.
Cosa succede se un robot poliziotto in attesa di essere smantellato, in cui è stata installata un’intelligenza artificiale senziente, viene allevato da una banda di criminali di bassa lega in una Johannesburg pericolosa e allo sbando?
Come un bambino che deve imparare tutto prima, e come un adolescente comicamente scurrile e “gangsta” poi, Chappie si evolve, impara cosa significa essere diversi, e dimostra di avere realmente una coscienza umana.
Fino al punto di rischiare tutto per i suoi amici. Per la sua famiglia.
Quando siamo bambini, consideriamo i nostri giocattoli come veri amici. Nel caso dei mitici Transformers, questo vale anche per il passaggio sul grande schermo. In particolare per Bumblebee, uno dei personaggi più amati e protagonista del prequel dell’adrenalica saga di Michael Bay.
Nel film del 2018 vediamo l’Autobot B-127 arrivare nella California di fine anni 80, assumendo la forma innocua di un Maggiolino Volkswagen giallo. A trovarlo tra i rottami sarà Charlie, una giovane ragazza che ha da poco perso il padre, appassionata di motori.
Quando il Transformer si rivelerà nella sua forma, i due impareranno a conoscersi e a proteggersi a vicenda… nonostante le insanabili divergenze in tema di gusti musicali!
Dopo un inverno particolarmente rigido Brian entra in una profonda depressione; completamente isolato e senza nessuno con cui parlare, fa quello che qualsiasi persona sana di mente farebbe di fronte a una situazione così malinconica. Costruisce un robot.
Sarà l’inizio di un’amicizia straordinaria tra l’inventore solitario e Charles, intraprendente robot dall’aspetto bizzarro, intenzionato a viaggiare e scoprire il mondo.
Preparati a conoscerli, dal 31 agosto al Cinema.