In occasione dell’arrivo al Cinema di Argentina, 1985, rivediamo i film che hanno portato sullo schermo storici processi e battaglie giudiziarie realmente accadute.
La legge è uguale per tutti, ma alcuni processi hanno lasciato un segno epocale, contribuendo a cambiare la società, il loro tempo e anche il futuro. Storie emblematiche, che il Cinema ha raccontato attraverso pellicole memorabili.
È il caso di Argentina, 1985, vincitore del Golden Globe e candidato all’Oscar come miglior film internazionale, con cui Santiago Mitre racconta i retroscena del processo che vide alla sbarra i responsabili della sanguinosa dittatura militare, e la coraggiosa indagine condotta dai procuratori Julio Strassera (Ricardo Darin) e Moreno Ocampo (Peter Lanzani). Ma non solo: vediamo i film che hanno portato sullo schermo processi realmente accaduti.
Un cast che definire stellare è riduttivo (Spencer Tracy, Burt Lancaster, Montgomery Clift, Marlene Dietrich, Judy Garland, Maximilian Schell) e due Oscar a fronte di 11 candidature per il film dedicato alla seconda fase del Processo di Norimberga: per la precisione al cosiddetto “processo ai giudici”, che nel 1948 vide imputati 16 giuristi titolari di funzioni di elevato livello nel sistema giudiziario o amministrativo del Reich.
– «Non pensavo che si giungesse a tanto. Lei deve credermi!»
– «Doveva capirlo la prima volta in cui condannò a morte un uomo sapendolo innocente.»
“La banalità del male”: così la definirà Hannah Arendt. Insieme alla filosofa, gli spettatori di 37 paesi in tutto il mondo assistono in diretta al “Processo del secolo” svoltosi a Gerusalemme contro Adolf Eichmann, uno dei principali responsabili dell’Olocausto. È il 1961, e per la prima volta l’orrore dei campi di sterminio viene raccontato dalle vittime.
The Eichmann Show racconta la straordinaria storia del team di produzione che rese possibile questo evento televisivo globale, capace di scuotere le coscienze e fare luce sulla terribile macchina della morte nazista.
Alle soglie del nuovo millennio, la storica Deborah Lipstadt (Rachel Weisz nel film) deve affrontare in tribunale il negazionista dell’Olocausto David Irving, che ha accusato lei e la casa editrice Penguin Books di diffamazione.
Siamo nel Regno Unito, dove l’onere della prova per i casi di diffamazione spetta all’accusato. Lipstadt e il suo team legale sono perciò costretti a dimostrare in tribunale che l’Olocausto è realmente avvenuto.
La causa Loving vs Virginia, arrivata da un tribunale locale fino alla Corte Suprema, ha portato nel 1967 a una sentenza storica: il divieto di matrimoni misti viene dichiarato incostituzionale. La battaglia dei coniugi Loving era iniziata quasi un decennio prima, quando Mildred e Richard – sposatisi a Washington DC a causa della legge che nel loro stato vietava i matrimoni tra bianchi e non bianchi – si videro costretti a una sorta di “esilio” dalla Virginia, dove il loro matrimonio era appunto illegale.
La tenacia di due avvocati per i diritti civili, e l’attenzione dei media (in primis della mitica rivista LIFE, che dedicò ai Loving un intenso servizio fotografico firmato da Gray Villet), portarono allo storico pronunciamento della Corte, raccontato nel film di Jeff Nichols che ha portato a Ruth Negga la nomination all’Oscar.
«Dica in tribunale che amo mia moglie e che è ingiusto che non possa vivere in Virginia insieme a lei.»
Il Premio Oscar Aaron Sorkin ci porta nel 1968 con un cast all star (Sacha Baron Cohen, Michael Keaton, Joseph Gordon-Levitt e i Premi Oscar Eddie Redmayne e Mark Rylance) per raccontarci una storia vera: quella del processo ai cosiddetti Chicago Seven, un gruppo di attivisti contro la guerra del Vietnam accusati di aver cospirato per causare lo scontro tra manifestanti e Guardia Nazionale in occasione delle proteste al convegno del Partito Democratico.
«Non sono mai stato sotto processo per le mie idee.»
Steven Soderbergh alla regia, e una Julia Roberts da Oscar per il film dedicato all’attivista Erin Brockovich, segretaria precaria in uno studio legale, e alla sua battaglia per svelare la verità sulla contaminazione delle falde acquifere della cittadina di Hinkley da parte della Pacific Gas and Electric Company.
Una contaminazione durata tre decenni, che ha causato tumori nella popolazione legale, e per la quale, grazie all’intraprendenza e alla tenacia di Brockovich, il l colosso dell’energia è stato costretto a pagare il più grande risarcimento nella storia degli Stati Uniti.
Felicity Jones interpreta Ruth Bader Ginsburg nel film diretto da Mimi Leder. Nella pellicola vediamo la futura giudice della Corte suprema USA agli albori della sua carriera di avvocata, dopo i brillanti studi ad Harvard e alla Columbia University, e la decisione di ripiegare sull’insegnamento di fronte alle difficoltà di entrare in uno studio legale in quanto donna.
Quando il marito Martin, avvocato fiscalista, si imbatte in un caso di discriminazione sessuale contro un uomo, Ruth decide di rappresentarlo, iniziando una battaglia legale contro le discriminazioni di genere porterà avanti, di processo in processo, per tutta la sua lunga vita.
Marco Bellocchio porta sullo schermo la storia di uno dei primi – e dei più celebri – collaboratori di giustizia di Cosa Nostra: Tommaso Buscetta, interpretato da uno strepitoso Pierfrancesco Favino. Dall’ascesa nella criminalità organizzata fino agli ultimi anni di vita sotto copertura negli Stati Uniti, passando per gli interrogatori durante i quali rivela a Giovanni Falcone la struttura e il codice d’onore mafioso, fino al maxiprocesso nell’aula-bunker di Palermo, che lo vede testimone chiave.
Pioggia di David di Donatello e Nastri d’argento, che premiano anche Luigi Lo Cascio, nei panni del boss Salvatore Contorno.
Proprio Luigi Lo Cascio, stavolta diretto da Gianni Amelio, è protagonista de Il signore delle formiche, presentato al Festival di Venezia. Il film racconta un episodio oggi poco conosciuto della storia italiana, ma che nel cuore degli anni Sessanta salì alla ribalta della cronaca e vide schierarsi in difesa dell’accusato i maggiori intellettuali dell’epoca: il caso Braibanti,
Aldo Braibanti è uno scrittore, un mirmecologo (appunto uno studioso delle formiche), un intellettuale che nella provincia emiliana ha riunito attorno a sé un gruppo di giovani interessati all’arte.
A causa della relazione sentimentale con uno di questi giovani, Braibanti viene arrestato con l’accusa di plagio (“chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni”) reato introdotta in epoca fascista e mai applicato prima. Sarà l’unico condannato nella storia italiana per il delitto di plagio, abolito definitivamente nel 1981 quando la norma viene dichiarata incostituzionale.
Il film di Santiago Mitre racconta il processo che ha cambiato la storia dell’Argentina, condannando i responsabili della dittatura militare e svelandone gli abusi.