Il nostro viaggio a Venezia con i titoli Lucky Red protagonista dell’ottantesima Mostra del Cinema si conclude con il surreale Daaaaaali!, presentato Fuori concorso dal regista Quentin Dupieux.
“Il Buñuel del nostro tempo” lo ha definito un giornalista durante la conferenza stampa. Irriverente, trasgressivo, ma soprattutto emblema di una assoluta libertà creativa, il regista francese Quentin Dupieux che nel 2020 ha conquistato pubblico e critica con il suo folle ed esilarante Mandibules, è tornato al Lido per presentare il suo ultimo film, Daaaaaali! che sarà distribuito in Italia da Lucky Red. “Di Buñuel amo tutti i film del periodo francese, anche quelli lunghi perché sono film che non esistono, con una poesia e uno humour che non ci sono più” ha sottolineato.
“Preferisco le idee che vengono dal nulla, dal cosmos, e dopo viene il lavoro per rendere il prodotto gradevole per lo spettatore. La fonte sono le idee inconsce e inconsapevoli che vado a pescare dietro la mia scatola cranica” ha dichiarato Dupieux che ha realizzato una commedia surreale e divertente intorno alla figura iconica dell’artista spagnolo Salvador Dalì. “Dalì per la mia generazione è il pittore, ma anche un personaggio pubblico. Lui ha creato un personaggio di fiction come il cantante Serge Gainsbourg, andava in scena ogni volta che appariva e ha fatto cose molto folli. Recitando ci dicevano sempre di fare di più e siamo andati oltre a questo personaggio” ha raccontato Édouard Baer, uno dei tre attori che nel film interpretano Dalì.
“Ho proposto a molti attori la parte ma era tutto in divenire. Per qualcuno era spaventoso fare questo personaggio. Ne ho convocati 10, di cui 5 avevano davvero voglia di farlo e 3 sono stati scelti. Ci voleva coraggio e c’è stata un po’ una selezione naturale” ha detto Dupieux. “Siamo i sopravvissuti” ha aggiunto Baer che in conferenza indossava la camicia del suo personaggio: “io giravo per casa con i baffi e qui oggi indosso la vera camicia dl personaggio Dalì che non è mai più stata lavata da allora, quindi sento l’odore del genio. Sono più geloso della mia camicia che della mia interpretazione”.
Una giornalista, interpretata da Anaïs Demoustier, incontra più volte l’artista sperando di realizzare una intervista esclusiva che dovrebbe poi dare vita a un documentario, ma come ha detto lo stesso Dalì “la sua personalità è stata probabilmente il suo più grande capolavoro” e non si rivela molto semplice avere a che fare con lui. Imprevisti, viaggi onirici, capricci e altri elementi di disturbo fanno rimandare continuamente le riprese e l’intervista diventa una missione impossibile che, tuttavia, permette allo spettatore di conoscere le mille sfumature di un genio egocentrico, folle, ma anche irresistibilmente ironico.
“La fonte principale di ispirazione per questo film è il rapporto di Dalì con i mass media. All’epoca guardavo la tv come giovane degli anni 80 e l’ho scoperto così. Nel film ci sono tanti dettagli sulla sua arte come piccoli pezzi dei suoi quadri, ma mi sono concentrato più sul suo linguaggio, il suo carattere, lo studio del personaggio piuttosto che sulla sua opera” ha spiegato Dupieux che, mettendosi nei panni della sua protagonista femminile Judith, se dovesse intervistare Dalì gli chiederebbe semplicemente “Come va”. “Lascerei il genio lì dov’è senza chiedergli come ha dipinto o quali sono i momenti più importanti della sua vita”.
“Lui ha paura della sua intelligenza come Picasso della sua fantasia” ha detto ironizzando Édouard Baer. Con i suoi film Dupieux ha spesso sorpreso il suo pubblico con idee geniali e situazioni grottesche fuori dagli schemi dai toni leggeri e scanzonati. La mosca gigante di Mandibules è indimenticabile per chi ha visto il film e ora Dalì non sarà più lo stesso nell’immaginario di chi ha visto e vedrà Daaaaaali!, caratterizzato anch’esso da uno stile narrativo anarchico e ambizioso. “Sono libero ma mi creo da solo anche dei vincoli. Mi costruisco piccole barriere come il fatto che non voglio stancare i miei attori per esempio; ho un quadro preciso nella mia libertà, anche per i budget che sono giusti ma comunque limitati per quello che vorrei fare.”
Foto: La Biennale di Venezia