Maria by Callas, film evento firmato Tom Volf al cinema dal 16 al 18 aprile, racconta la vita della più iconica cantante lirica di sempre.
Maria by Callas, film evento firmato Tom Volf al cinema dal 16 al 18 aprile, racconta la vita della più iconica cantante lirica di sempre.
Grazie alle sue parole e a straordinari documenti inediti vedremo sul grande schermo gli aspetti più intimi della sua storia, e gli incontri che l’hanno segnata.
Tra questi anche quelli con veri giganti del cinema italiano, che hanno condiviso con lei lavoro e amicizia: Pier Paolo Pasolini, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli.
Per Franco Zeffirelli la storia dell’opera si divide in «avanti Callas e dopo Callas». Il regista conobbe la Callas nel 1948, rimanendo folgorato da una donna non appariscente, ma dalla voce piena di grazia e dagli occhi splendenti. Fu l’inizio di un’ossessione artistica, per Zeffirelli, che la diresse in diverse occasioni. Leggendaria, nella loro lunga collaborazione, la Tosca del 1964, al Convent Garden di Londra.
Nei ricordi del regista, la Callas si staglia come un fulgido esempio di professionalità, dedizione all’Arte e talento, “dotata di tre voci”, diceva, per la sua eccezionale estensione vocale.
Ma anche talmente intransigente verso se stessa da sentirsi spesso intimorita dal pubblico, eppure una volta entrata in scena diventava “la Divina”, in grado di conquistare tutti con la sua straordinaria presenza scenica. Secondo Zeffirelli, che ha dedicato alla cantante il suo Callas Forever (2002), Maria era una donna estremamente complessa, «un insieme di grandi virtù e di terribili debolezze umane». Un enigma difficile da districare, ma proprio per questo incredibilmente affascinante.
Anche Luchino Visconti venne stregato dal fascino di Maria Callas, che diresse in numerose occasioni alla Scala (La sonnambula, La traviata). E anche Visconti fu testimone diretto della fragilità della Divina, che non intendeva staccarsi dalla mano del suo pigmalione fino all’ultimo istante prima di andare in scena.
Accanto a Visconti Maria Callas divenne l’erede delle primedonne del bel canto del Settecento e dell’Ottocento. La sua già innata presenza scenica si potenziò grazie allo studio e a un lavoro corale con il regista, i colleghi, i costumisti (uno su tutti Piero Tosi) e grandi scenografi come Lila De Nobili o Nicola Benois.
Visconti seppe valorizzare al meglio l’enorme intensità che Maria dava alle sue regie teatrali e per lei il grande regista divenne un punto di riferimento imprescindibile, un consigliere prezioso anche lontano dalle scene.
Quello tra Maria Callas e Pasolini fu un sodalizio tra anime fragili: la diva – ferita dall’amore travagliato per Aristotele Onassis – trovò in Pasolini non solo una luce artistica, ma anche e soprattutto un amico fedele. Il poeta fu rapito dal fascino della Divina e la volle per Medea (1969), regalandole l’unico ruolo cinematografico della sua carriera.
Ma non solo: le dedicò anche versi di rara intensità. Meravigliose parole che rivelano ancora una volta quell’affettività lesa della donna che si riflette in tutta l’arte e l’interpretazione dell’artista, che visse il melodramma come una vita reale. Ed è proprio per questo motivo che l’amiamo, è per questo che anche chi non s’intende di melodramma, ascoltando la Callas può rimanere colpito e incuriosito dal suo canto, perché c’è sempre qualcosa alla radice della sua arte che appartiene a tutti noi in modo profondo.
(Tratta dalla raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini “Trasumanar e organizzar”, 1971)
Ma il debole sorriso sfuggente
non è di timidezza;
è lo sgomento, più terribile, ben più terribile
di avere un corpo separato, nei regni dell’essere –
se è una colpa
se non è che un incidente: ma al posto dell’Altro
per me c’è un vuoto nel cosmo
un vuoto nel cosmo
e da là tu canti.