Tonya, il biopic dedicato all’ex pattinatrice statunitense Tonya Harding, riporta all’attenzione un argomento di estrema attualità: la figura della donna nel mondo dello sport.
Da sempre, purtroppo, le donne sono abituate a dover tirare fuori le unghie per farsi rispettare. E questo non accade soltanto tra le mura domestiche o nel confronto quotidiano con la società: accade, purtroppo, anche sul posto di lavoro, e l’ambiente sportivo non è stato di certo un luogo accogliente per il gentil sesso.
La storia ci insegna che la presenza femminile nello sport è stato un forte argomento di discussione e, ad oggi, è un tema ancora fortemente acceso. Anche per esercitare una passione, per mettersi alla prova con se stesse prima che con gli altri, le donne hanno sempre dovuto farsi valere e infrangere numerose barriere.
In questo senso, un esempio lampante ci viene fornito dalla storia dei Giochi Olimpici moderni, che per ben quattro edizioni ha precluso alle donne la possibilità di potervi partecipare: “La partecipazione femminile sarebbe poco pratica, priva d’interesse, antiestetica e scorretta”, proclamava Pierre De Cubertin, considerato da sempre come il grande nemico delle donne nello sport.
Lo sport praticato dagli uomini è stato sempre considerato – erroneamente – più bello da vedere; lo sport, in generale, è sempre stato considerato una roba “da ragazzi”. Eppure, i pregiudizi sono sempre stati abbattuti dalle donne non a suon di parole, ma con i fatti: numerose sono infatti le sportive – italiane e non – che hanno dimostrato (e continuano a dimostrare) che lo sport non è una battaglia dei sessi, e che a scendere in campo sono soltanto il talento e la determinazione, e non l’appartenenza ad un genere piuttosto che a un altro.
Dopo essere state bandite dalle prime quattro edizioni dei Giochi Olimpici (1896, 1900, 1904 e 1908), fu soltanto nel 1912 che De Cubertin dovette “arrendersi” alle prime gare femminili di nuoto, tennis e tiro con l’arco nella storia.
È così che la donna, nel mondo dello sport, è passata da figura non gradita, a campionessa indiscussa che non si è mai accontentata, alzando sempre l’asticella della sana competizione, del duro lavoro unito al sacrifico e, naturalmente, della voglia di vincere.
Il prossimo 29 marzo arriverà nelle sale italiane Tonya, film incentrato sulla vita di Tonya Harding, ex pattinatrice artistica su ghiaccio, divenuta celebre a livello mondiale per essere stata la seconda donna, dopo la giapponese Midori Ito, ad eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale.
Un momento di gloria breve ma folgorante, che venne purtroppo oscurato da una tragica vicenda che vide coinvolta la Harding in prima persona e che portò alla nascita di uno scandalo di proporzioni mondiali: l’aggressione alla pattinatrice (nonché collega) Nancy Kerrigan.
Sono molte le storie di scandali che hanno gettato ombre sulla vita privata e professionale di celebri campioni dello sport e non è infrequente che, nelle circostanze che hanno visto le donne protagoniste, queste ultime abbiano incontrato un ulteriore ostacolo all’interno di un mondo ancora fortemente dominato dalla presenza maschile.
Tonya è sempre stata penalizzata, prima ancora che per il suo comportamento antisportivo, per il suo essere una donna che non incarnava i canoni della pattinatrice classica, per il suo carattere, il suo fisico, le sue origini.
Non perdere il meraviglioso ritratto di una donna fuori dagli schemi che ha dovuto lottare non solo contro se stessa e la propria rabbia, ma anche e soprattutto contro il giudizio della gente e l’opinione pubblica mondiale, che in un battito di ciglia dimenticò quanto quella campionessa, dalla vita turbolenta, fosse stata una della più grandi pattinatrici del mondo.
Tonya, la storia vera di Tonya Harding, con Margot Robbie, Allison Janney e Sebastian Stan ti aspetta al cinema dal 29 marzo.