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Scarface
Da Scarface a GTA, l’Esodo di Mariel in 40 anni di cinema (e non solo)

Cuba 1980: Castro si libera di 125.000 indesiderabili spedendoli in USA, evento che cambierà la storia e il cinema, a cominciare da Scarface.

Di Carlo Giuliano*

Nel 2011 uscì uno zombie movie esilarante e pressoché sconosciuto, una produzione ispano-cubana che usava l’espediente del non-morto come satira sul regime e iniziava più o meno così: “Io sono un sopravvissuto. Sono sopravvissuto a Mariel, al Periodo Speciale e a quella roba che c’è stata dopo”. A parlare è Juan de los Muertos e nella versione originale usa il termine “superviviente”, che suona quasi come un participio, una condizione che non si è mai interrotta per il popolo cubano. E come si può intuire, fa riferimento ad alcune tappe storiche fondamentali della Cuba post-rivoluzionaria. Tappe che alla gran parte di noi non diranno apparentemente nulla, ma che hanno ispirato in realtà non pochi prodotti della cultura audiovisiva americana, dal cinema, alla serialità, ai videogiochi. In particolare, l’Esodo di Mariel.

Tony Montana, un altro “superviviente

Molti non ricordano le primissime scene con cui inizia Scarface, il capolavoro di Brian De Palma che torna al cinema in versione 4K come evento solo 8-9-10 aprile, per il 40esimo anniversario dall’uscita in Italia. Inizia come un cinegiornale, con i caratteristici titoli di testa rossi su sfondo nero intervallati a immagini di repertorio di grossi barconi, ricolmi di persone fino all’inverosimile. Quello, è l’Esodo del porto di Mariel. E per capire in che modo avrebbe cambiato per sempre il volto della Florida e di Miami, basta scorrere alla scena successiva di Scarface, in cui facciamo la conoscenza di Tony Montana.

Il nostro protagonista viene interrogato da agenti dell’immigrazione, è sottoposto a strane domande. Gli chiedono se è un paziente psichiatrico, se omosessuale, se è stato in carcere: lui insiste di odiare i comunisti ed essere un rifugiato politico. Sono i giorni fra il 15 aprile e il 31 ottobre 1980. Cuba sta vivendo una durissima crisi economica, Castro deve far fronte a problemi di sicurezza interna e a un malcontento crescente, quindi decide di liberarsi di un po’ di zavorra con il benestare del governo statunitense, ignaro. Ignaro cioè che fra i 125.000 cubani cui Castro concederà di lasciare l’isola, non ci sono solo dissidenti e oppositori al regime, ma ogni genere di “indesiderabili”: pazienti di ospedali psichiatrici, criminali violenti delle prigioni, omosessuali perseguitati dal regime.

Tony Montana a quale dei tre gruppi appartiene? Questa la risposta cui vogliono arrivare gli agenti con quelle tre domande. Risposta che verrà data dalla cicatrice in volto e dal tatuaggio sulla mano: prigione, criminale violento. E insieme a lui moltissimi altri, che una volta fuori cambieranno per sempre il volto della criminalità di Miami, attirando automaticamente l’attenzione di tutta quella parte di cinema di genere, dal gangster movie al poliziesco, con cui Hollywood ha spesso risposto al disagio sociale interno, altrettanto spesso fomentando stereotipi e demonizzazioni delle minoranze etniche.

La serialità, da Miami Vice a Narcos

Scarface esce nel 1983 ma solo l’anno dopo sarà la volta dell’epopea seriale di Miami Vice, il primo grande poliziesco americano tutto concentrato sulla lotta al crimine nel nuovo focolare di Miami. La città dello Stato del Sole è stretta in una lotta senza quartiere fra cartelli, di cui i cubani non sono però gli unici fautori.

Ce ne accorgiamo, sempre tornando a Scarface, con la terribile scena della motosega e dello scambio di droga finito male. Quando Tony Montana (Al Pacino) viene inviato da Omar Suarez (F. Murray Abraham) a un incontro coi colombiani, probabilmente già sapendo della trappola, probabilmente per levarlo di mezzo.

Perché oltre all’Esodo di Mariel, gli anni ’80 sono anche il decennio del super-cartello di Medellín di Pablo Escobar. Mentre i suoi avversari del Cartello di Cali sfruttano i rapporti con i cartelli messicani per far passare la cocaina attraverso il confine, Escobar apre le rotte aeree che volano direttamente in Florida. E proprio a Miami, infatti, si apre la carriera dell’agente della DEA Steve Murphy, uno dei protagonisti delle prime stagioni della serie Narcos e che sarà determinante nella lotta a Escobar.

Da Miami Vice a Narcos, nella città della Florida viene riconosciuto il crocevia della malavita sud-americana e in tutti questi prodotti la vicenda poliziesca è legata a doppio filo a quella storica, in particolare ai rapporti fra governo statunitense e dittature sud-americane, ora comuniste, ora anti-comuniste. Da Mariel a Medellín, tutto converge a Miami. C’è persino una scena di Narcos: Messico in cui Rafa Caro Quintero, membro del Cartello di Guadalajara, tenta di imitare Tony Montana dopo che Joaquin “El Chapo” Guzmán gli ha raccomandato la visione di Scarface. E l’influenza di questo decennio cinematografico si trascinerà fino ai giorni nostri, al nuovo audiovisivo, all’intrattenimento videoludico.

I videogiochi, da GTA: Vice City a GTA VI 

Da Miami Vice a Vice City, il passo è breve. “Vice” significa “vizio” e se quindi la serie poliziesca si limitava a collegare Miami al vizio, nella saga capolavoro di videogiochi prodotti da Rockstar la località costiera si trasforma direttamente nella “città del vizio”. Moltissime scene del capitolo storico di GTA: Vice City, versione fittizia di Miami, attingono a piene mani da Miami Vice e da Scarface. In particolare, l’ultima scena di Vice City ricalca molto fedelmente quella di Scarface, riproducendo una sparatoria molto simile in una altrettanto simile villa dalle colonne pacchiane e i velluti rosso sangue.

Ora, Rockstar è intenzionata a riprendere la località storica nel prossimo capitolo in uscita, GTA VI, che partendo da Vice City dovrebbe fare ritorno anche a Cuba e in Colombia, dove tutto è iniziato e non accenna a concludersi. D’altronde, il rapporto fra politica estera e intrattenimento statunitensi, abbiamo imparato a conoscerlo, non ancora a disinnescarlo. E cioè che dalla destabilizzazione geopolitica ci ha sempre guadagnato due volte: dalla destabilizzazione, e dal cinema che a partire da quella è riuscita a inventare, vendere ed esportare. Non di rado generando capolavori, questo sì.

 

*Nato a Roma nel 1999, critico cinematografico e creator passato per web, cartaceo, social media, televisione, radio e podcast. La prima esperienza a 15 anni come membro di giuria per la XII Edizione di Alice nella Città. Dal 2019 si forma presso il mensile cartaceo Scomodo, di cui coordina anche la rete distributiva in tutta Italia. Nel 2022 svolge un master in podcasting presso Chora Media, cicli di lezioni nei licei con il Museo MAXXI ed è il vincitore del Premio CAT per la critica cinematografica. Ha collaborato con le pagine del Goethe-Institut e del Sindacato Pensionati CGIL. Dal 2021 scrive stabilmente per CiakClub, di cui è Caporedattore e principale creator.
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Nella primavera del 1980 il porto di Mariel Harbor fu aperto e in migliaia salparono per gli Stati Uniti. Erano in cerca del Sogno Americano. Uno di loro l’aveva trovato tra i viali soleggiati di Miami… ricchezza, potere e passione oltre i sogni più selvaggi. Era Tony Montana. Il mondo lo ricorderà con un altro nome: Scarface.

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