Mentre Better Man arriva al cinema, riflettiamo sul fascino che i tempi passati esercitano su tutti noi. Sul grande schermo, e non solo.
Il 2025 è un anno molto particolare per chi ha superato il mezzo secolo d’età e ha personalmente assistito a una serie di eventi che proprio quest’anno festeggeranno un tondo anniversario. Il 1985 fu infatti straordinario, al cinema, per la musica e per molte altre ragioni.
Intanto, quello fu l’anno in cui Marty McFly ritornò al futuro. Già, sono passati quarant’anni, un compleanno da festeggiare, così come quello de I Goonies e della banda del Breakfast Club. E questi titoli sono solo i più eclatanti. Proviamo a viaggiare nel tempo anche noi e andiamo avanti di dieci anni. Era il 1995 quando, vi accendo un ricordo, facemmo la conoscenza con il Cowboy Woody e il ranger dello spazio Buzz. Sono trent’anni di Toy Story, nel 2026 arriverà il N° 5, come lo Chanel, e non si tratta solo di andare sul sicuro, perché un franchise è per sempre. Almeno, non è solo per quello. Stavamo meglio nel 1995, eravamo giovani, o bambini, e Woody e Buzz hanno aiutato una generazione a crescere quando ancora non lo facevano gli smartphone e le piattaforme streaming.
Torniamo al 1985. Il 13 luglio alle 12:00 al Wembley Stadium di Londra parte il Live Aid, il più grande concerto della storia del rock, poche ore dopo raggiunto dalle band che si sarebbero esibite sul palco del J.F.K. Stadium di Philadelphia. Un enorme evento benefico visto live via satellite da quasi due miliardi di persone in tutto il mondo. C’erano tutti a quel concerto. C’erano i Queen con Freddie Mercury, come rivisitato fotogramma per fotogramma nel finale di Bohemian Rhapsody. C’era Elton John, che ha raccontato la sua epopea due volte, in forma di fiction in Rocket Man e documentaria in Elton John: Never Too Late.
Chi non c’era, ma solo perché ancora non esistevano, erano le Spice Girls, le All Saints, i Backstreet Boys e i Take That, questi ultimi la band di cui faceva parte Robbie Williams, che oggi si mette a nudo, anzi, di più, in Better Man, il film che narra la sua parabola artistica e umana. E presto ne arriveranno altri, a partire da Madonna, che ha in cantiere un’autobiografia da lei stessa diretta (intanto c’è un bel doc dal titolo Becoming Madonna, sugli anni che hanno vista l’ascesa della Regina del Pop).
Cambiamo scenario, andiamo sui social, da Facebook a Instagram, dove fioccano gruppi e pagine di “Noi degli anni ’80-90”, “Eravamo felici e non lo sapevamo”, “Come eravamo” e similari.
Accendiamo la tv, o meglio, sintonizziamoci sulle app: l’evento del 2025 sarà la stagione finale di Stranger Things, la serie che più di tutte ha celebrato gli anni Ottanta. E a proposito di serie, il grande successo italiano del 2024 è stato Hanno ucciso l’Uomo Ragno, la Origin Story degli 883, un’immersione nei nostri anni Novanta, che a dirla tutta furono tragici, ma grazie a Max e Mauro oggi ci sembrano un sogno da rivivere in loop.
Risposta semplice: perché sappiamo già la fine della storia e non c’è niente di più rassicurante. Soprattutto oggi, in questo preciso momento, mentre il mondo sembra essere (ancora una volta) impazzito. Lo era anche allora, se pensiamo che uno dei più grandi successi cinematografici del 1984 (in realtà era un film per la TV, negli Stati Uniti andò in onda nel novembre del 1983 con un’audience di oltre 100 milioni di spettatori) fu The Day After, che raccontava, all’apice della guerra fredda, le conseguenze di una guerra nucleare tra USA e URSS. Quarant’anni dopo, siamo punto e a capo, ma sappiamo che già una volta (anche più di una, se torniamo indietro di sessanta) ci è andata bene. E allora rifugiamoci in un ottimistico tempo che fu, recuperiamo da qualche vecchia cassapanca il nostro amato walkman e mettiamoci dentro la cassetta su cui avevamo registrato a casa del compagno di classe Rio dei Duran Duran (disco siderale, oltretutto). Quelli degli anni Novanta possono fare lo stesso con i primi lettori cd portatili, quelli più sofisticati possono passare il panno antistatico, per evitare che si depositi la polvere, sul loro prezioso vinile originale di Kiss Me Kiss Me Kiss Me dei The Cure (non fatevi sfuggire il nuovo album, che guarda caso si intitola Songs of a Lost World, perché una volta ci si baciava, adesso bisogna sperare di svegliarsi al mattino).
In tutto questo turbinio, la storia di Robbie Williams, 35 anni di carriera, da solo e in compagnia, raccontati in forma scimmiesca in Better Man è una splendida metafora di un tempo che passa. Ma, possibilmente, molto lentamente. Millennium non ci fa venire in mente un bug, ma Robbie Bond James Bond in un videoclip visto mille volte. E l’unica cosa che vogliamo sentire scorrere nelle nostre vene (che gran pezzo che era Feel, diciamocelo) è il nostro desiderio collettivo di mantenere intatti i giorni più belli della nostra vita. Ci siamo evoluti in una direzione pericolosa, sarebbe stato molto meglio restare dei primati. Ma scrivendo bellissime canzoni.