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Riccardo Milani
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Io, noi e Gaber: Riccardo Milani racconta l’Artista coraggioso, di cui abbiamo ancora bisogno

L’onestà intellettuale, il coraggio, lo sguardo ancora attualissimo: Giorgio Gaber nelle parole di Riccardo Milani, che ha scritto e diretto l’omaggio Io, noi e Gaber, in sala il 6-7-8 novembre.

Di Letizia Rogolino*

“Se io penso a Gaber penso all’onestà intellettuale con cui ha osservato il mondo e questa è una funzione etica e sociale enorme” ha detto Riccardo Milani in occasione della presentazione in anteprima del documentario Io, noi e Gaber alla 18° edizione della Festa del Cinema di Roma. Il regista ha scritto e diretto questa produzione Atomic, RAI e Luce Cinecittà in collaborazione con Fondazione Giorgio Gaber che, con Lucky Red, sarà al cinema il 6,7 e 8 Novembre per celebrare il ventennale della scomparsa dell’iconico artista italiano.

“Un uomo importante per la mia formazione, io sono nato nel 1958, ero un bambino quando Gaber cantava canzoni leggere e molto divertenti che rimanevano in testa. Poi è diventato altro, un uomo di teatro, ha inventato un genere e ci ha detto delle cose importanti” ha raccontato Milani, che ha operato un importante lavoro di ricerca e montaggio per realizzare un ritratto completo, intimo e meticoloso di Gaber. Dagli esordi nei locali di Milano al rock con Celentano, il sodalizio artistico con Jannacci, Mina e il suo impegno politico e sociale che ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella sua vita privata e artistica.

Viaggio al centro dell’artista, e dell’uomo

Io, noi e Gaber gioca su piani narrativi, dalla sfera privata e personale a quella pubblica, attraversando “decenni importanti per la storia del nostro paese, gli anni 60 e 70, anni in cui l’Italia viveva da un lato i sogni e dall’altro una realtà terribile. Sono stati anni fondamentali per il pensiero di un uomo come Gaber. Già allora avevo apprezzato il suo coraggio di dire le cose anche quando erano scomode” ha sottolineato Milani.

In conferenza stampa a Roma era presente anche la figlia di Gaber, Dalia, che ha espresso la sua commozione e soddisfazione nel vedere il documentario: “Mi colpisce la qualità del racconto di Riccardo e l’approccio, che non è scontato. Per il 20° anniversario della scomparsa di Gaber abbiamo pensato di creare un documentario importante ma non potevamo sperare che andasse così. Abbiamo contattato delle persone prima di una struttura produttiva e Riccardo per me si è rivelato la migliore mano in cui poteva finire mio papà”.

Paolo Dal Bon – Presidente della Fondazione Gaber – ha aggiunto che “Gaber è la testimonianza di una grande arte. Era un uomo molto consapevole e quindi per lui forse era più semplice dire cose molto scomode e risultare comunque credibile. Era un personaggio straordinario che ha fatto sempre un grande lavoro su se stesso e questo si riflette sulla sua arte e tutto quello che ha fatto nella vita e nei rapporti che ha avuto. Non è sorprendente che in venti anni di Fondazione Gaber tanti artisti abbiano reso omaggio in tante manifestazioni fatte in Italia”.

L’attualità di Gaber, per tutti

Nel docufilm di Milani sono molti gli artisti coinvolti, che raccontano Gaber dal proprio punto di vista e secondo le loro esperienze dirette. Tanto il materiale di repertorio che proviene principalmente dagli archivi RAI, interviste, filmati d’epoca, il tutto guidato da uno sguardo onesto e competente di un regista che fa trasparire la sua ammirazione per il soggetto donando anima a un documentario prezioso ed educativo. “Le sue parole creano ancora disagio” ha fatto notare Milani, aggiungendo: “Il futuro è arrivato, in tutte le sue forme. Gaber aveva la capacità di andare avanti. I suoi testi sono ancora profondamente attuali e c’è molta necessità di Gaber, di quella passione civile, coraggio, che un musicista eccelso ha fatto sua”.

E anche i giovani dovrebbero vedere Io, Noi e Gaber: “I giovani spero abbiano il coraggio di dire no quando devono. Il coraggio di tirarsi fuori, di non accettare dei meccanismi. Paradossalmente all’epoca c’era una libertà maggiore da questo punto di vista, ora per comodità e opportunismo accettiamo di restare sotto una cappa”.

Nel documentario si racconta anche il rapporto tra Gaber e Pasolini, legati da “una disperata continuità”. Milani ha sottolineato come “Gaber sia stato un grande intellettuale al tempo stesso popolare e raffinato, una cosa che forse sarebbe necessaria a tutti gli intellettuali. Avere la qualità di parlare a tutti è indispensabile”. Mentre Dalia Gaberscik ha notato come il regista sia affine in un certo modo al suo celebre padre, dicendo: “Per la forma di integrità e l’onestà intellettuale, ma anche per seguire le cose in modo cristallino, Riccardo è molto simile a mio padre. Lui ha rinunciato a tante cose per fare quello che gli piaceva di fare, un privilegio di coloro che hanno il coraggio di fare delle scelte precise”.

 

* Giornalista pubblicista, laureata al DAMS, ama il cinema e viaggiare. Scrive di film, serie tv e viaggi per varie testate, coltivando anche un lato social tra Instagram e Youtube. Multitasking e curiosa, lavora in varie forme nel settore della comunicazione. Si rilassa guidando, correndo all’aperto e suonando il banjo, o almeno ci prova.

Foto di copertina: Luigi Ciminaghi

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