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Mia Goth
Perché Mia Goth di “MaXXXine” è la moderna regina degli horror

Tra scream queen e final girl, Mia Goth ha fatto un lavoro rivoluzionario nella Trilogia degli “X”: scopriamo perché in occasione dell’arrivo al cinema di MaXXXine.

Di Carlo Giuliano*

Nomen woman: una che di nome fa “Mia” e di cognome “Goth” – abbreviazione d’arte di Mia Gypsy Mello da Silva Goth – non poteva che diventare una regina dell’horror dalle mille sfaccettature e sfumature attoriali. 

Il suo lavoro con il personaggio di Maxine Minx a bordo della Trilogia degli “X” di Ti West è uno dei più interessanti del panorama horror recente e non solo – lavoro svolto, scoprirete a breve, sia davanti alla telecamera che al tavolo delle sceneggiature. La sua interpretazione nel secondo capitolo, Pearl, le è valsa due Critics’ Choice Super Awards e il premio a Miglior Attrice al Festival di Sitges, forse il più importante festival horror e del fantastico al mondo. Ma non di rado le migliori interpretazioni horror dell’anno sono anche le migliori interpretazioni tout court, nonostante i grandi palcoscenici delle Awards Season rimangano restii a valorizzare il cinema di genere secondo la considerazione che meriterebbe. Quindi mi correggo: l’interpretazione di Mia Goth in Pearl è stata una delle più grandi rivelazioni attoriali dell’annata 2022.

Ora, dal 28 agosto, è pronta a chiudere la trilogia di Ti West come protagonista di MaXXXine. E oltre a dare uno sguardo più vasto ad altri picchi della sua carriera – dov’è partita, dove sta andando – è interessante capire perché, con Maxine Minx, Mia Goth sembra aver creato la sintesi perfetta fra due dei più grandi archetipi femminili dell’horror contemporaneo: le cosiddette “scream queens” e “final girls”. Ma nel farlo, ha creato qualcosa di completamente nuovo, “moderno” nel vero senso della parola. 

La carriera di un’attrice rivelazione

Mia Goth ha iniziato come modella ma viene scoperta e lanciata nel mondo del cinema da Lars von Trier, che nel 2013 la inserisce nel cast “all-star” di Nymphomaniac. Seguono altri ruoli fino al 2016, quando si lancia nel genere di cui sarà regina con La cura dal benessere di Gore Verbinski. Nonostante l’accoglienza tiepida e gli incassi deludenti, La cura dal benessere è un esperimento interessante, che riporta Verbinski all’horror (e alla sua caratteristica palette sui toni del verde) a 14 anni di distanza dal remake americano di The Ring del 2002. Ma Mia Goth non è ancora la protagonista indiscussa e tale rimarrà per il resto del 2018 in Suspiria di Luca Guadagnino e High Life di Claire Denis.

Nel 2022 arriva il ruolo di Maxine Minx in X: A Sexy Horror Story e il risultato non è affatto scontato. D’altronde, nel cast assieme a lei viene fortemente spinta la presenza di Jenna Ortega. Solo pochi mesi prima era uscito il quinto capitolo di Scream e già nella scena d’apertura la giovane attrice si era dimostrata una scream queen all’altezza di Drew Barrymore. E d’altronde, l’urlo che ci ricorderemo di più in X sarà proprio quello di Jenna Ortega nella scena della cantina. Ma, molti non sanno, mentre Mia Goth interpretava la protagonista Maxine Minx ricopriva anche il ruolo dell’anziana antagonista, Pearl, grazie a una dose generosa di trucco prostetico.

Proprio nel riprendere il ruolo di una giovane Pearl nel secondo capitolo prequel, Mia Goth dimostrerà non solo che X non era stato un caso, ma collaborerà anche alla stesura della sceneggiatura al fianco di Ti West. E la conferma definitiva arriva con Infinity Pool (2023) di Brandon Cronenberg, che secondo David Fear di Rolling Stone rappresenta “la prova post-Pearl con cui Mia Goth ribadisce con forza di essere l’interprete di film di genere più interessante al momento”. Che stia gridando “Jamesyyy” pistola alla mano o “I am a staaar!” dall’alto di un palcoscenico, le vibrazioni sono le stesse, quelle di uno sconfinato talento iper-interpretativo al servizio di personaggi psicotici come pochi. 

Mia Goth ha quel talento rarissimo di gridare una vocale a un punto tale, che chiunque altro si sarebbe fermato dieci secondi e cento decibel prima. Di trattenere il più inquietante dei sorrisi a palpebre spalancate per tutta la durata di un titolo di coda. Tradotto sul piano attoriale, ha insomma quella capacità propria solamente delle più grandi voci canore, di aggiungere un’ottava proprio nel momento in cui ci aspetteremmo di vederla sfiatare. Ora sta lavorando al nuovo rifacimento di Frankenstein di Guillermo del Toro nel ruolo della sposa, ma l’appuntamento più ravvicinato è ovviamente dal 28 agosto, al cinema, con MaXXXine.

Cos’è una “scream queen”?

Per capire in che senso Mia Goth e il personaggio di Maxine Minx abbiano rivoluzionato gli archetipi dell’horror contemporaneo, è bene fissare un primo tropo nato fin dall’epoca di Alfred Hitchcock – e infatti proprio Psycho è uno dei molti film citati da Ti West. Stiamo parlando delle “scream queens”, vale a dire attrici legate principalmente al cinema horror e che abbiano ricoperto ruoli simili e dalle caratteristiche ricorrenti. Sono l’equivalente della damigella in pericolo e prendono il nome dal fatto che, prima o poi, avranno una scena madre in cui urleranno di fronte al pericolo. La prima a guadagnarsi questa definizione è stata Fay Wray, ma anche Janet Leigh con la famosa scena della doccia in Psycho.

Tuttavia è con Jamie Lee Curtis, protagonista della saga di Halloween, che il concetto di scream queen si evolve in senso moderno. Come nota l’attrice Debbie Rochon in un documentario sul tema dal titolo Scream Queens: Horror Heroines Exposed: “Mentre le prime regine dell’urlo erano semplicemente delle ragazze che dovevano apparire belle e spaventate finché non venivano salvate dall’eroe di turno, le regine dell’urlo attuali sono donne che hanno qualcosa in più di un ragazzo di cui preoccuparsi… a meno che lui non stia tentando di ucciderle“. Altro esempio particolarmente azzeccato di questa evoluzione è Neve Campbell nella saga di Scream.

Ecco, Mia Goth è sicuramente la nuova scream queen del nostro tempo, e sicuramente nel senso più moderno del termine per come viene interpretato da Rochon. Non solo per la già celebrata estensione delle sue urla – in alcune interviste le è stato chiesto di “urlare più forte che potesse” – ma anche per tutto il vissuto di Maxine Minx. Ma è con un altro archetipo, strettamente legato a quello di scream queen, che l’attrice ha compiuto i veri passi da gigante.

E una “final girl”?

Questo tropo nasce più o meno nello stesso periodo e molte delle attrici sopracitate – da Curtis a Campbell – sono anche delle final girl, vale a dire l’ultimo personaggio (sempre di genere femminile) che sopravvive a un massacro all’interno di un film slasher. L’immagine simbolo di questa categoria è sicuramente la Sally Hardesty di The Texas Chain Saw Massacre, che fugge da Leatherface mentre ride insanguinata nel retro di un pickup. 

Il termine viene coniato da una professoressa di Berkeley, Carol J. Glover, ma è Tony Williams a notare come nonostante l’apparente femminismo, l’introduzione delle prime final girls non sia affatto progressista. La loro possibilità di sopravvivere non è infatti dettata da una superiorità intellettiva rispetto agli uomini, ma piuttosto morale: si salvano (anzi, vengono salvate) in quanto più pure degli altri. Spesso sono vergini e astemie, non si mettono in situazioni pericolose come appartarsi per un rapporto sessuale o fumarsi uno spinello e quindi, per usare una frase tanto sbagliata eppure tanto di moda ancora oggi, “non se la sono andata a cercare”.

Jamie Lee Curtis è una babysitter, Neve Campbell una vergine, ma Mia Goth… Mia Goth interpreta una pornostar. Qui sta la grande rivoluzione. Che la sua voglia di arrivare a ogni costo non è affatto degna di biasimo, non determina una punizione, ma anzi è proprio ciò che le conferisce la grinta per salvarsi da sola. E lungo il suo percorso dovrà combattere contro ogni forma di patriarcato, quello maschile come quello (più difficile da accettare e riconoscere) femminile. Da un lato Pearl, il prototipo di donna che aspirava a un’emancipazione mai veramente arrivata, e che quindi nella sua frustrazione vede nell’emancipata Maxine una minaccia, una sfascia-coppie, “una poco di buono”.

Dall’altro, la sintesi ultima del giogo genitoriale, cristianissimo e bigotto. Ma questo potrete scoprirlo solo al cinema dal 28 agosto. Andando a vedere MaXXXine, scoprirete che il mantra di Mia Goth vale anche al contrario. “Non accetterò una vita che non merito”, certamente. Ma anche, e sicuramente: “Non accetterò una morte che non merito”.

 

 

*Nato a Roma nel 1999, critico cinematografico e creator passato per web, cartaceo, social media, televisione, radio e podcast. La prima esperienza a 15 anni come membro di giuria per la XII Edizione di Alice nella Città. Dal 2019 si forma presso il mensile cartaceo Scomodo, di cui coordina anche la rete distributiva in tutta Italia. Nel 2022 svolge un master in podcasting presso Chora Media, cicli di lezioni nei licei con il Museo MAXXI ed è il vincitore del Premio CAT per la critica cinematografica. Ha collaborato con le pagine del Goethe-Institut e del Sindacato Pensionati CGIL. Dal 2021 scrive stabilmente per CiakClub, di cui è Caporedattore e principale creator.
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