La storia del Cinema è costellata da sodalizi leggendari, tra cui spiccano quelli tra Regista e Sceneggiatore. Un esempio? Ken Loach e Paul Laverty, che tornano con The Old Oak.
Uno dei legami più importanti per generare la magia del grande schermo è sicuramente quello tra lo sceneggiatore e il regista: le loro scelte e il loro sguardo sulla storia caratterizzano l’intera “visione” del film. Il cinema è ricca di collaborazioni magiche, che hanno dato vita a piccoli cult e grandi opere d’arte.
Come quella tra Ken Loach e Paul Laverty, che hanno firmato insieme anche The Old Oak, dal 16 novembre al Cinema.
Il padre del cinema sociale inglese ha costruito buona parte delle sue meravigliose storie insieme allo sceneggiatore e avvocato britannico Paul Laverty. Il loro sodalizio nasce nel 1996 con La canzone di Carla, film sulla guerra in Nicaragua negli anni Ottanta. Durante la stesura della sceneggiatura, Laverty fu aiutato dai ricordi della sua esperienza diretta in Sud America, dove aveva lavorato per un’associazione umanitaria.
Nel 2002 il suo talento è stato premiato al Festival di Cannes con il Premio per la miglior sceneggiatura per Sweet Sixteen. In totale sono quattordici i film scritti per Loach, storie dove spesso traspare la sua esperienza di avvocato: come nel caso del toccante Io, Daniel Blake, premiato con la Palma d’oro a Cannes.
Proprio durante la lavorazione di questo film i due hanno iniziato ad approfondire le conseguenze della cosiddetta gig economy e della precarietà: «sono temi che hanno continuato a caratterizzare le ininterrotte conversazioni quotidiane tra Paul e me», racconta Loach. Riflessioni che sono sfociate nella storia di Ricky e della sua famiglia, cuore di Sorry We Missed You.
Ma la riflessione non è finita, e Laverty ha continuato a domandarsi: com’era possibile che la classe operaia, una volta bene organizzata in un sindacato militante, si fosse trasformata nella generazione di Ricky, che crede alla narrazione del libero mercato, considerando sé stesso come artefice del proprio destino nonostante viva incatenato ad una app che controlla ogni momento della sua vita lavorativa?
Insieme alla storica produttrice Rebecca O’Brien, i due hanno deciso di indagare sul senso di comunità, e su come insieme alla solidarietà (intesa come costruire qualcosa insieme) possano continuare ad alimentare la speranza, nonostante le crisi e le disillusioni. Il risultato è il toccante The Old Oak, ambientato in una cittadina mineraria ormai in declino, che deve confrontarsi con una profonda depressione economica, e con tensioni esacerbate dall’arrivo di una comunità siriana in fuga dalla guerra.
Ancora una volta Laverty ci regala personaggi meravigliosi: difficile dimenticare i volti di TJ (proprietario dell’ultimo pub rimasto in città, The Old Oak appunto) e di Yara, la giovane profuga che accenderà una scintilla di speranza proprio attraverso la condivisione. Perché quando mangi insieme, resti insieme.
Non sempre i rapporti tra sceneggiatore e regista hanno un lieto fine. È il caso della coppia Inarritu e Arriaga. Dopo il successo dei primi tre film, la cosiddetta “Trilogia sulla morte” composta da Amores Perros (Premio della critica a Cannes), 21 grammi e Babel (Miglior regia a Cannes e Golden Globe come Miglior film) i due artisti messicani hanno interrotto la loro collaborazione.
Il motivo? Arriaga sostiene che il regista si sia preso tutto il merito del successo dei film.
Sono invece ben 22 i film che James Ivory ha realizzato grazie alle bellissime storie della scrittrice anglotedesca Ruth Prawer Jhabvala. Il debutto è datato 1963 con Il capofamiglia, ma è con Camera con vista e Casa Howard che conquistano il pubblico e due Premi Oscar per la sceneggiatura.
L’attore Anthony Hopkins è protagonista di alcuni tra i loro film più belli, da Quel che resta del giorno a Surviving Picasso, fino al loro ultimo Quella sera dorata.
C’è un ottimo rapporto di amicizia che lega Scorsese a Schrader; anche se dopo aver raggiunto insieme la vetta con una tripletta pazzesca come Taxi Driver (Palma d’oro a Cannes), Toro Scatenato e L’ultima tentazione di Cristo, i due hanno preferito interrompere il loro rapporto professionale. Gli attriti, pare, riguardavano il continuo sconfinare di Schrader dal suo ruolo di sceneggiatori in quello di regista.
A metà degli anni Novanta un regista inglese e uno sceneggiatore scozzese vivevano il loro momento d’oro. Grazie a tre film, Piccoli omicidi tra amici, Trainspotting (Premio BAFTA come Miglior sceneggiatura non originale) e Una vita esagerata (tutti interpretati dall’attore Ewan McGregor), la coppia Boyle-Hodge assapora il successo mondiale.
Dopo The Beach e In trance, i due realizzano il sogno di migliaia di fan e portano al cinema T2 Trainspotting, sequel del film cult del 1996.
Dopo la laurea alla University of Southern California, Robert Zemeckis e Bob Gale hanno ben chiaro il proprio obiettivo: realizzare film capaci di lasciare un segno, come quelli con cui sono cresciuti, da Clint Eastwood a Walt Disney.
Dopo 1964 – Allarme a N.Y. e La fantastica sfida, il duo sale nell’Olimpo di Hollywood grazie al successo di Ritorno al futuro, trilogia ancora oggi considerata come un vero e proprio cult.
Per trent’anni De Sica e Zavattini lavorano fianco a fianco regalando al pubblico mondiale dei capolavori leggendari. Dal loro sodalizio – uno dei più importanti del cinema italiano e non solo – sono nati gioielli come Sciuscià e Ladri di biciclette (entrambi Oscar come Miglior film straniero), La ciociara, Ieri, oggi e domani.
I due si paragonavano al cappuccino: non si sa chi è il latte e chi il caffè, ma il cappuccino c’è. Semplice.
Odi et amo: quella tra Fellini e Flaiano è stata una relazione piena di alti e bassi. Insieme realizzano Lo sceicco bianco, I Vitelloni, La strada (Premio Oscar per il Miglior film straniero), La dolce vita (Palma d’oro a Cannes), e poi 8½, che segna l’allontanamento di Flaiano dal regista riminese.
Durante il viaggio a Los Angeles per partecipare agli Oscar, lo scrittore ha la sensazione di non essere apprezzato, nonostante il suo geniale contributo all’opera. Con Giulietta degli spiriti si tenta una riappacificazione che, purtroppo, non funziona.
Il regista ferrarese e il poeta romagnolo segnano cinquant’anni di cinema italiano, lavorando a dieci film tra cui alcuni cult come Deserto rosso (Leone d’oro a Venezia) e Zabriskie Point.
Insieme raccontano le difficoltà dei sentimenti nella trilogia esistenziale – L’avventura, La notte (sceneggiata anche da Flaiano e che conquista l’Orso d’oro a Berlino), L’eclisse – ed esplorano il confine tra illusione e realtà in Blow-up (Palma d’oro a Cannes).
Con Lo Chiamavano Jeeg Robot nel 2015 hanno segnato un punto di svolta nel cinema italiano… convincendo la critica, collezionando premi (tra cui 7 David di Donatello e 2 Nastri d’Argento), ma soprattutto conquistando il pubblico, innamoratosi dell’improbabile supereroe Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria), e del villain canterino “Lo Zingaro” (Luca Marinelli).
Un sodalizio che si è consolidato con un nuovo film tratto da un soggetto di Guaglianone, sceneggiato a quattro mani: Freaks Out, prodotto da Lucky Red. L’ambientazione? Sempre Roma, ma stavolta nel 1943, tra i tendoni di un circo e la devastazione della Guerra, che fanno da cornice alle disavventure dei protagonisti (Claudio Santamaria, Roberto Tirabassi e Pietro Castellitto)