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Resto a casa, e riscopro la libertà con un film

Restiamo a casa per proteggerci e per proteggere gli altri. Ma non siamo soli: i capolavori del cinema sono sempre con noi, pronti a farci riscoprire le mille sfaccettature della libertà attraverso storie straordinarie.

Le mura di casa sono, oggi più che mai, il nostro microcosmo, attraversati come siamo da sentimenti di ogni sorta e colore: riscopriamo il senso della solidarietà, assaporiamo la nostalgia di cose passate, proviamo rabbia e dispiacere per quanto accade, ci sentiamo ingiustamente strappati via alle nostre abitudini.

Ma nello stesso tempo riscopriamo una grande forza ed energia, siamo pronti a far scoccare quella scintilla che ci porterà di nuovo a viaggiare, progettare, a dare il giusto valore a qualcosa di cui non percepivamo neppure l’esistenza: la libertà.

Quanti film hanno raccontato la libertà ritrovata dopo aver vissuto un periodo di isolamento? Ripercorriamone alcuni.

Libertà, mia libertà

Primo capitolo di una trilogia applaudita e premiata in tutto il mondo, Old boy è uno dei film che tocca in modo più forte il tema della reclusione. Premiato a Cannes dalla giuria guidata da Tarantino, è la storia di Dae-su, rapito e costretto a vivere chiuso in una stanza per quindici lunghissimi anni.

La liberazione sarà per lui storia di ricostruzione e vendetta.

Leone d’oro alla Mostra di Venezia, Magdalene è la storia di privazione che le giovani donne, ragazze-madri, violentate, orfane o solo troppo “vivaci” hanno subito nell’Irlanda cattolica degli anni ’60. Rinchiuse dai familiari in uno dei conventi gestiti dalle Sorelle delle Misericordia, le protagoniste del film subiscono angherie di ogni tipo.

Per loro la liberazione sarà simbolo di rinascita.

È stata di nuovo la Mostra d’arte cinematografica di Venezia ad accendere i riflettori su Cous Cous, premiato con il Gran Premio della Giuria e il Premio Marcello Mastroianni per la migliore attrice rivelazione (Hafsia Herzi). Viscerale come sempre, Kechiche porta sul grande schermo il ritratto caloroso della comunità magrebina di una cittadina francese del Mediterraneo, stretta tra tradizioni e difficoltà di sopravvivenza, ma supportata da un grande amore e voglia di rivincita.

La libertà si traduce per loro nella capacità di non arrendersi, rappresentata pienamente nell’indimenticabile danza finale che la giovane protagonista regala al pubblico.

Arriva dall’Iran L’Isola di ferro, film di Rasoulof presentato a Cannes nel 2005. Una piccola comunità di persone, senza mezzi di sussistenza né una casa, si stabilisce a bordo di una vecchia petroliera abbandonata.

Qui la vita procede come sempre: nascono e si intrecciano relazioni, i bambini crescono, le merci vengono scambiate… fino alla scoperta che il capitano, agli occhi di tutti un leader, sta vendendo pian piano i pezzi della nave. Per loro l’isolamento è simbolo di speranza prima, disillusione poi.

Infine, quale film più di In solitario, può essere preso a simbolo della vita in un microcosmo? Yann Kermadec è un skipper che partecipa alla circumnavigazione del globo in solitaria, con l’unico scopo di vincere la gara. Nel nome di questo si ritrova per mesi solo su una barca, in lotta con il mare e la velocità, ma anche con le proprie paure e i propri pensieri.

La scoperta di un clandestino a bordo lo porterà a rimettere in discussione valori e prospettive. Per lui il ritorno alla vita normale sarà sinonimo di rinuncia e affermazione di solidarietà.

DULCIS IN FUNDO

Mai come in questo periodo si affacciano sui profili social torte e manicaretti di ogni tipo. Nell’impossibilità di uscire, sono in molti a riscoprire il piacere della cucina e della tavola. Come saranno i pasti di un capo di Stato? Scopriamolo attraverso La Cuoca del Presidente, commedia elegante che arriva dalla Francia.

Cinema da bere e da mangiare”, ha scritto qualcuno, e infatti sembra quasi di sentire i profumi delle pietanze che la protagonista del film porta sulla tavola di Mitterand.

 

 

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