Da Moonlight a Marcel The Shell, ripercorriamo la storia di A24, lo studio cinematografico che in appena un decennio è diventato icona del Cinema indipendente e di qualità. E che, come Lucky Red, ama le storie che lasciano il segno.
Cosa lega una conchiglia alta due centimetri, Zendaya, un’autostrada italiana, e una concitata notte degli Oscar? Che legame c’è tra New York e gli schermi delle nostre città?
La risposta si trova in un nome (anzi, una sigla) che in appena un decennio si è attestato come sinonimo di Cinema indipendente, e di scelte tanto originali e coraggiose quanto apprezzate dal pubblico: A24, ovvero lo studio cinematografico fondato nel 2012 da Daniel Katz, David Fenkel e John Hodges, presto diventato punto di riferimento per i cinefili di tutto il mondo.
Il nome, appunto: A24, come l’autostrada Roma-Teramo che ha fatto da sfondo alla nascita dell’idea. A24, come la casa produttrice della serie dei record Euphoria, ma anche di Moonlight, trionfatore “a sorpresa” agli Oscar nel 2017, e prima pellicola con un cast interamente afroamericano e a tematica lgbt a vincere come miglior film.
A24, come la casa di distribuzione che ha portato al successo in patria vere e proprie perle del Cinema “indie”, da Lady Bird di Greta Gerwig a The lighthouse di Robert Eggers, passando per gli horror d’autore di Ari Aster e le atmosfere visionarie e inconfondibili di Yorgos Lanthimos.
Fino all’irresistibile Marcel the Shell, candidato all’Oscar come miglior film d’animazione, prima incursione dello studio newyorkese in questo genere, e adesso nei cinema italiani con Lucky Red, che con A24 condivide l’amore per i film indipendenti, e per le storie che lasciano il segno.
L’ingresso di A24 nel panorama cinematografico avviene attraverso la distribuzione: da subito il catalogo si popola di titoli originali e particolari, supportati da attività di comunicazione altrettanto fuori dagli schemi (in un mondo social ancora agli albori e molto diverso da quello attuale, ma da subito centrale per lo studio).
Che si parli del bizzarro cult Spring Breakers, di Bling Ring di Sofia Coppola (quarto film distribuito da A24 nel 2013, e arrivato in Italia con Lucky Red), del disturbante Under the skin con un’inedita Scarlett Johansson o del “one man show” Locke con Tom Hardy, l’identità della casa appare sin dall’inizio forte e coraggiosa.
A24 ha carattere, insomma: e non passa molto prima di varcare la soglia del Dolby Theatre. Da New York a Los Angeles, per gli Oscar che diventano un appuntamento fisso: dal 2015, con la vittoria di Amy come miglior documentario e Brie Larson premiata per l’intenso Room fino a oggi, con ben 18 nomination per lo studio all’edizione 2023, compresa quella di Marcel the shell.
In meno di un decennio si susseguono grandi successi, compreso l’exploit del 26 febbraio 2017. Ma questa è un’altra storia.
Il film di Barry Jenkins è infatti la prima produzione firmata A24. Un’altra scelta coraggiosa, e premiante: girato in appena 25 giorni, è la dimostrazione che c’è ancora spazio per storie potenti e temi che esulano dalle logiche più commerciali. Un’altra narrazione è possibile: A24 ci crede, e anche Lucky Red, che lo porta in Italia.
Anche in questo caso, è solo l’inizio: con Il sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos arriva il premio per la sceneggiatura a Cannes, e A24 diventa sempre di più simbolo di qualità anche nella produzione.
Senza perdere mai l’originalità, come confermano la serie Euphoria, il super-candidato agli Oscar 2023 Everything everywhere all at once, il toccante The whale… e come promette l’arrivo del terzo film di Ari Aster, cineasta tenuto a battesimo nel 2018 da A24 con la distribuzione dello sconvolgente Hereditary, in Italia con Lucky Red.
L’horror d’autore del debuttante Aster è stato uno di quei film per i quali è lecito affermare: è subito cult. Proprio come per lo studio cinematografico che prende il nome da un’autostrada che corre nel cuore dell’Italia.