Sapete cos’è il TarantinoVerse? Il ritorno al cinema di Pulp Fiction, incluso in questo universo, è l’occasione perfetta per spiegarvelo!
Sapete cos’è un universo cinematico? Oggigiorno è un concetto fondamentale nel panorama cinematografico, portato quasi all’inflazione negli ultimi vent’anni. Per farla breve, si intende per universo cinematico (o espanso, o narrativo) un qualunque raggruppamento di prodotti audiovisivi, film o serie che siano, che condividano storie, personaggi e ambientazioni comuni, collegati fra loro e spesso realizzati sotto l’egida di una stessa casa di produzione.
L’esempio più azzeccato è il lavoro portato avanti da Kevin Feige presso i Marvel Studios da Iron Man (2008) in poi, con una serie di film standalone e intervalli crossover raccolti, giustappunto, sotto il nome di Marvel Cinematic Universe. Questa tendenza ha poi raggiunto molte altre saghe, da Star Wars al MonsterVerse di Legendary, ma non riguarda invece, per dirne due, Mission: Impossible o Il Signore degli Anelli. Non ancora almeno. L’idea è che non tutte le saghe sono degli universi cinematici, ma tutti gli universi cinematici sono a loro modo delle saghe, nel senso che la serializzazione ha come obiettivo quello di creare un legame affettivo con lo spettatore e, non secondariamente, economico.
Bene, c’è uno che l’idea di universo cinematico l’aveva partorita all’inizio degli Anni ’90, agli albori della sua carriera e anni prima che diventasse di moda. Si chiama Quentin Tarantino e a ben guardare, il suo universo cinematico non è una saga né un franchise; è tutta la sua filmografia, sia da regista che da sceneggiatore. Sì, tutti i film di Tarantino sono collegati, teoricamente gli eventi di ciascun film avvengono tutti nello stesso universo narrativo. Di più: non è una saga, non è un franchise e non nasce per strategie di botteghino, perché sapere che il prossimo film di Tarantino sarà collegato a Pulp Fiction per mezzo cognome non avrà alcun impatto sull’interesse del pubblico a vederlo, che sarà focalizzato su ben altro. Tarantino l’ha fatto semplicemente perché lo divertiva la cosa, che è poi tutto il motivo per cui fa quel grandioso cinema che fa.
E proprio citando il film che l’ha consacrato definitivamente a quel pubblico, Palma d’Oro a Cannes ’94 e Premio Oscar alla Migliore Sceneggiatura, Pulp Fiction torna in sala restaurato per una tre giorni evento il 18-19-20 novembre, in occasione del suo 30esimo anniversario. E quale occasione migliore per divertirsi a ripercorrere questo universo, quanto lui si è divertito a crearlo.
Abbiamo detto che tutti i film di Tarantino sono in qualche modo collegati fra loro. In pratica è una mappa di collegamenti minuscoli per cui magari due diversi personaggi in due diversi film sono fra loro parenti, oppure c’è un brand creato apposta per quell’universo, oppure ancora un personaggio appare in entrambi. Sta di fatto che alla fine si ricollega tutto: è un po’ come la teoria del mondo piccolo, qualunque personaggio di Tarantino dista tre strette di mano o fendenti di katana da qualunque altro.
Questo potrebbe portare a pensare, considerate le svolte ucroniche presenti in più di un finale di Tarantino, che nello stesso universo in cui Vincent Vega (John Travolta) e Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) fanno discorsi sui massaggi ai piedi, ecco in quello stesso universo Adolf Hitler sia stato ucciso da un plotone di ebrei vendicativi e Sharon Tate sia sopravvissuta a un plotone di hippie strafatti. Sarebbe bello, sarebbe un universo stupendo. Peccato che Tarantino sia intervenuto a spiegare questo suo universo, dividendolo in due sottocategorie ma aggiungendo così un terzo elemento a lui tanto caro: il metacinema.
“C’è un universo più-reale-del-reale, e tutti i miei personaggi abitano all’interno di esso. Ma dentro questo universo ce n’è un altro, metacinematografico, a cui appartengono film come Dal tramonto all’alba e Kill Bill. In pratica, se i personaggi di Pulp Fiction e Le iene andassero al cinema, Dal tramonto all’alba e Kill Bill sono i film che troverebbero in sala”. Così Tarantino nel 2017, per spiegare il suo marchingegno a un anonimo intervistatore australiano che ebbe la lungimiranza di porgli la domanda.
Quindi c’è quello che lui chiama il “Realer-Than-Real Universe”, che è quello principale, e poi c’è il “Movie Universe”, un sotto-universo in cui includere tutto ciò che collimerebbe con gli altri film. Per esempio, Planet Terror: è sì un film di Robert Rodriguez, ma fa parte del progetto unico Grindhouse assieme ad A prova di morte. E visto che a livello di canone sarebbe problematico per Tarantino spiegare che nel suo “Realer-Than-Real” a un certo punto c’è stata un’epidemia zombie poi sconfitta, allora include tutto Grindhouse (ma anche Bastardi senza gloria e C’era una volta… a Hollywood) in quel secondo “Movie Universe”. Che è poi la magia del possibile, è come se Tarantino avesse creato i suoi film sia per noi, che per i suoi stessi personaggi.
Fatta questa doverosa premessa, cerchiamo di semplificare concentrandoci sul “Realer-Than-Real”. Ecco tutti i principali collegamenti, molti altri ne sfuggiranno, tanto ce ne basta uno a film.
Partiamo proprio da Pulp Fiction, che in coppia con Le iene aveva dato vita a uno dei soggetti abbozzati ma mai realizzati da Quentin Tarantino. Il progetto s’intitolava The Vega Brothers e avrebbe raccolto in un unico film la storia delle origini di Vincent Vega (John Travolta) e Vic Vega (Michael Madsen), che appunto sono fratelli! Il soggetto avrebbe visto i due uscire di prigione e riunirsi in Europa per aprire un club, ovviamente, oltre i limiti della legalità.
Quello delle parentele, anche lontane, è poi uno degli escamotage più usati da Tarantino. Pete Hicox (Tim Roth) di The Hateful Eight è l’antenato di Archie Hicox (Michael Fassbender) in Bastardi senza gloria. Il Capitano Koons (Christopher Walken) in Pulp Fiction è il discendente del ricercato Crazy Graig Koons in Django Unchained. E a sua volta il Dr. King Schultz dovrebbe essere parente della defunta Paula Schultz sotto la cui tomba viene seppellita viva Beatrix Kiddo (Uma Thurman) in Kill Bill: Volume 2.
Altri collegamenti nascono da personaggi comprimari condivisi da più di un film, e spesso la loro morte in uno dei due permette di stabilire addirittura la cronologia del TarantinoVerse, se cioè un film è ambientato prima di un altro (spoiler: non segue la cronologia di uscita). Esempio perfetto il redneck che tenta di abusare di una Beatrix in coma all’inizio di Kill Bill, lo stesso con cui Mary Elizabeth Winstead viene lasciata “in compagnia” in A prova di morte. Ecco, lui non è stato a prova di Beatrix. Ma anche l’infermiera Bonnie citata di sfuggita ne Le iene potrebbe essere proprio la moglie di Jimmy (Quentin Tarantino in persona) causa di quella scena geniale che è la “Situazione Bonnie” in Pulp Fiction.
Si potrebbe pensare che solo i film di Tarantino appartengano al TarantinoVerse… e invece no! Ne fanno parte, due dei quali forse neanche troppo consapevolmente, anche Oliver Stone, Tony Scott e Robert Rodriguez. Questo perché prima di essere regista, Quentin Tarantino è e rimane un grandissimo sceneggiatore e suoi sono gli script di True Romance (1993), Assassini nati – Natural Born Killers (1994) e Dal tramonto all’alba(1996).
Il primo è presto fatto: la co-protagonista Alabama interpretata da Patricia Arquette viene citata da Mr. White (Harvey Keitel) ne Le iene. Sempre in una di quelle “interviste flashback”, Mr. Blonde cita invece il magistrato Seymour Scagnetti definendolo “un fottuto stron*o”. Ecco, magari lui non lo era, ma il fratello di sicuro, quel Jack Scagnetti (Tom Sizemore) di Natural Born Killers che dietro il distintivo nasconde un inquietante natura da serial killer.
Ma il caso più interessante, anche a livello cronologico, lo offre Dal tramonto all’alba. Nella primissima scena del film facciamo la conoscenza del malcapitato Ranger Earl McGraw (un formidabile Michael Parks), che avrà la malaugurata sfortuna di incontrare i Fratelli Gecko nella “giornata più calda, insopportabile e schifosa” di tutta la sua vita. E qual è una delle prime scene di Kill Bill? Stesso personaggio, stesso attore, un massacro in una Chiesa e una sposa lì nel mezzo, in fin di vita. Il seguito lo conosciamo. Infine sempre Earl McGraw appare (ancora vivo) esattamente a metà di Deathproof, tracciando una linea cronologica che sposta il film sui vampiri di Rodriguez come il più avanzato nella cronologia generale.
A livello di collegamenti potremmo continuare all’infinito, ma ci limitiamo a invitarvi a ripercorrere tutti quelli segnalati finora, e vedrete che nessun film verrà lasciato fuori da questa mappa ideale. Nessuno, tranne uno, Jackie Brown, che Quentin Tarantino ha dichiarato non appartenere al suo universo ma a quello dello scrittore Elmore Leonard; mentre C’era una volta… a Hollywood dovrebbe citare gli eventi di Bastardi senza gloria e Django Unchained attraverso il film I 14 pugni di McCluskey e la serie Bounty Law.
Considerato che il suo decimo e ultimo film poi sospeso, The Movie Critic, avrebbe avuto come protagonista un critico cinematografico – e qui un ringraziamento dovuto a Tarantino di pensare anche ai meno fortunati – non è difficile immaginare che fra i suoi luridi scaffali avremmo trovato tutte le recensioni ai film di Tarantino. Lui sarebbe stato il Realest di quel Realer-Than-Real Universe, e forse l’unica volta nella storia del cinema in cui a un critico fosse stata riconosciuta l’utilità dovuta.
A chiudere questo complicatissimo affresco una serie di brand fittizi che appaiono, fra cartelloni pubblicitari e scene memorabili, in quasi tutti i film di Tarantino, dal quel freddo Wyoming del 1867 alla Los Angeles anni ’90. Su tutti spiccano le sigarette Red Apple, con tanto di marchio, e il Big Kahuna Burger, “dove gli hawaiiani fanno gli hamburger!”. Se ricordate questa citazione è perché Samuel L. Jackson vi aspetta al cinema, per assaggiarlo con voi, il 18-19-20 novembre.
Andandoci, ritroverete Pulp Fiction in una splendida forma restaurata, ritroverete un capolavoro e ritroverete una porzione di questo grandioso, bellissimo universo. Divertitevi a collegarlo quando sarete in sala. Perché è un universo in cui Nord e Sud hanno fatto la pace sotto il segno della giustizia; in cui Adolf Hitler è morto in anticipo e Sharon Tate non è mai morta; in cui due fratelli vestiti di nero sarebbero arrivati già vestiti al loro funerale; in cui una sposa avrebbe vendicato anche una cheerleader; in cui ci sono zombie, vampiri, panini hawaiiani e auto a prova di morte. Sarebbe un universo stupendo. Io ci vivrei. Voi no?