Dopo il successo al Festival di Cannes 2023, Perfect Days arriva in sala il 4 gennaio: Wim Wenders e lo straordinario Kōji Yakusho mostrano come l’amore per l’arte possa rendere speciale anche la vita più semplice.
“Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica basteranno a fare la mia felicità fino alla morte” è una delle frasi più famose di François Truffaut. Per Hirayama è lo stesso. Più o meno. Cambia infatti soltanto il supporto fisico: nel suo piccolo appartamento non ha altro se non pile e pile di musicassette. E tanti libri. Le sue piante e diverse scatole di latta, in cui conserva fotografie in bianco e nero, da lui scattate in pellicola.
Parla poco, Hirayama. Si commuove però nell’ascoltare Lou Reed e The Animals. O nell’osservare la luce che filtra tra le foglie degli alberi. La sua è una vita semplice: pulisce i bagni pubblici Tokyo e tutte le giornate sono perfettamente organizzate. Sveglia all’alba, rasoio, un album da assaporare, ogni volta come se fosse nuovo, nel furgoncino che lo porta verso il lavoro. Poi un bel bagno, cena in localini di fiducia, dove ordina il solito, e infine ritorno a casa, per leggere un libro sdraiato sul tatami.
Ci immaginiamo il pitch di Wim Wenders per spiegare il suo film: “È la storia di un uomo che pulisce i bagni di Tokyo tutti i giorni senza quasi parlare. E in ogni istante siamo con lui”. In effetti è esattamente così. Ma in quei silenzi c’è tutto. La vita, la morte, un passato che si rivela a poco a poco, grazie a incontri inaspettati che sconvolgono la routine del protagonista.
Perfect Days non è soltanto una citazione alla canzone di Lou Reed, che fa parte della colonna sonora del film di Wim Wenders: è uno stato mentale. Il protagonista è infatti realmente appagato da quella vita scandita dalle proprie passioni. Le fotografie scattate nel parco durante la pausa pranzo, i suoi libri, che seleziona con cura tra gli scaffali, le preziose cassette – da cui non vuole assolutamente separarsi, anche se potrebbe venderle a un buon prezzo -, sono molto più di semplici oggetti.
Quei supporti fisici sono veri e propri ricordi: anche se non la conosciamo, sicuramente ognuno di loro nasconde una storia, a cui Hirayama è legato. È come se ogni cassetta fosse un ponte che collega il proprietario al momento in cui l’ha comprata, alla persona con cui l’ha ascoltata la prima volta. Non ci si può disfare di talismani così potenti, che hanno vissuto e continuano a tramandare la passione di cui sono pieni anche alle nuove generazioni. Spotify è molto pratico e comodo, ma il fascino della voce di Patti Smith che esce da un nastro graffiato dagli ascolti è diverso. Più caldo.
Wim Wenders e il fotografo Sebastião Salgado hanno reso poetica la luce che illumina le foreste dell’America Latina e dell’Africa nel documentario Il sale della terra. In Perfect Days il regista e il protagonista Kōji Yakusho, anche produttore esecutivo, hanno reso materiale quella stessa sensazione, che in Giappone ha un nome: komorebi. La parola significa: la luce e le ombre create dalle foglie che ondeggiano al vento. Qualcosa che dura un istante, in continuo cambiamento.
Come dice il protagonista: “La prossima volta è la prossima volta. Adesso è adesso”. Regista e attore ci sono riusciti: senza quasi utilizzare parole, hanno reso visibile questa condizione esistenziale. Con un gioco di prestigio degno di un vero artista, Wenders ha trasformato l’attore nella sua musicassetta, nel suo supporto fisico. Sul volto straordinario di Kōji Yakusho, premiato a Cannes 2023 come miglior interprete, vediamo un universo intero, nascosto in profondità. Le persone sono il tesoro vintage più prezioso in assoluto: ognuna con la sua storia, ognuna un mondo a sé. E vale sempre la pena provare ad ascoltarle.
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